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Il brusio di Taos

“Il brusio di Taos” (Taos Hum) è un suono a bassa frequenza, compresa tra i 30 e gli 80 Hz, che prende il nome da un luogo del Nuovo Messico. A Taos (foto in alto) iniziò a farsi sentire nel 1991 ed è presente ancora oggi.
Questo tipo di suono fastidioso e continuo in realtà comparve già negli anni settanta a Bristol in Inghilterra e in seguito si sentì in altre zone del mondo.
Nel 1977 arrivarono circa 800 lettere ad un quotidiano inglese, in cui le persone lamentavano problemi di salute a causa del suono: insonnia, ansia, difficoltà motorie e respiratorie, emicranie, epistassi.
Nel 1993, vista l’insostenibile situazione, gli abitanti di Taos decisero di prendere provvedimenti così venne indetta una petizione al Congresso per indagare sullo strano fenomeno. Intervenne un team di esperti diretto da Joe Mullins della New Mexico University, fecero rilevamenti elettromagnetici, acustici, geodinamici.
In seguito ai risultati si escluse l’origine geofisica, e quella della rete elettrica locale, ma non fu comunque possibile scoprire l’origine del suono.
Secondo i risultati dell’inchiesta molti testimoni avvertirono il ronzio con “un inizio brusco, come se un qualche dispositivo fosse attivato”. Si fecero delle ipotesi secondo le quali il suono poteva essere stato originato da onde elettromagnetiche di apparecchi radio e radar che permettevano alla Marina degli Stati Uniti di comunicare con i sottomarini, oppure poteva provenire da installazioni militari in Nuovo Messico.
Fra le persone che udivano il suono alcuni lo descrivevano come un rumore di un motore diesel avviato ad una certa distanza, la cosa singolare era che tale rumore secondo i testimoni, si sentiva più accentuato all’interno degli edifici che non all’esterno.
Ci sono diverse fonti naturali e artificiali che possono generare i suoni a bassa frequenza come le valanghe, le attività vulcaniche o gli impianti industriali, ma tali fenomeni sono stati esclusi nel territorio di Taos.
Il dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica Renato Spagnolo spiegò che :”Gli infrasuoni a più alto contenuto energetico, quelli che si propagano per migliaia di chilometri, hanno tre origini: esplosioni chimiche o nucleari, lanci di missili, voli di jet supersonici”. Fenomeni, quindi, che non erano costantemente presenti. Le persone che percepivano il suono invece lo descrivevano come un ronzio che partiva bruscamente e continuava per lungo tempo.
Il Comune del villaggio gallese di Minffordd fece installare degli strumenti per riuscire ad individuare l’origine del suono, ma senza avere nessun risultato.
Nel 2006 il Dr. Tom Moir dell’Università di Massey, in Auckland, Nuova Zelanda si interessò di un fenomeno simile. Moir aiutato da una delle sue studentesse in grado di udire il suono riuscì a registrarlo grazie a sofisticate apparecchiature. Potè quindi analizzarlo riuscendo a capire che non era un fenomeno elettromagnetico ma acustico ed era più accentuato quando c’era bassa pressione atmosferica, ma le cause che lo provocavano rimasero ignote.
David Baguley, audiologo dell’Addenbrooke’s Hospital di Cambridge, lavora da diversi anni ad un progetto per alleviare i disturbi di coloro che percepiscono il suono, con un approccio psicologico.
Il suono non sembra cessare ne interessare solo determinate zone del mondo e dal passato ad oggi i casi sono diventati sempre più numerosi, il caso più grave accadde in Gran Bretagna dove ci fu un caso di suicidio a causa del rumore.
Nel tempo le persone che sentivano il costante suono costituirono associazioni e gruppi di sostegno.
Nel 1989 alla Royal Society of Medicine di Londra fu tenuta la prima conferenza sul singolare fenomeno.
Dopo anni di indagini e studi fatti per capire le cause che possono averlo scatenato non si è ancora giunti ad una conclusione.
E se le ragioni rimangono ignote le ipotesi invece non mancano, dai segnali radio a basse frequenze usati nelle basi militari, ai suoni di origine aliena percepiti solo da coloro che in passato erano stati rapiti dagli extraterrestri, fino a giungere ad un modo in cui la Terra cerca di comunicare con gli umani più ricettivi.

I Dogon

 

L’Africa ha da sempre ospitato popoli che detengono antiche e affascinanti tradizioni come nel caso dei Dogon, un popolo di circa 240.000 unità che vive nella savana sudanese della repubblica del Mali.
Abili nella metallurgia e nella scultura, vivono di agricoltura coltivando prevalentemente miglio.
Molti anni fa due antropologi francesi, Marcel Griaule e Germaine Dieterlen, si interessarono di questo antico popolo, li studiarono dal 1931 al 1952.
Griaule nel 1936 parlò con hôgon Ogotemmêli (hôgon sta per capo religioso) riuscendo ad avere molte informazioni sulla loro religione e sulle loro tradizioni cosmogoniche.
Ciò che aveva appreso gli permise di scrivere uno dei saggi più conosciuti dell’antropologia classica: “Dieu d’eau” (“Dio d’acqua”).
Griaule e Dieterlen scoprirono che i Dogon avevano conoscenze sul sistema di Sirio, sapevano della stella compagna (Sirio B una nana bianca che non poteva essere vista senza un’adeguata apparecchiatura), della materia molto pesante che la componeva e che orbitava intorno a Sirio con un periodo di 50 anni.
I due antropologi seguirono con interesse la celebrazione del più importante evento religioso dei Dogon, il Sigui, che secondo loro era collegato alla stella di Sirio (una stella molto luminosa essendo una delle più vicine alla Terra).
Durante il Sigui veniva rappresentata la perdita dell’immortalità dell’uomo tramite la rievocazione della  morte del primo antenato, il primo uomo morto e poi resuscitato in forma di serpente: Dyongu Seru. I Dogon lo rappresentavano con una maschera alta circa 10 metri, intagliata a forma di serpente.
La scoperta di Sirio B fu fatta nel 1862, ma in base agli studi fatti da Griaule e Dieterlen i Dogon sapevano della sua esistenza già da molto tempo, la chiamavano “Po Tolo”, “tolo” significava “stella” mentre “po” stava ad indicare il seme di un cereale che aveva la particolarità di essere molto pesante nonostante piccolo. Un nome appropriato per Sirio B che essendo una nana bianca possedeva una densità elevata, un nome che i sacerdoti Dogon avevano scelto accuratamente visto che affermavano che la materia che componeva Po Tolo era “più pesante di tutto il ferro della Terra”.
Il sacerdote che parlò con Griaule gli raccontò di una terza stella nel sistema di Sirio: “La stella Emmeia o Sorgo Femmina è più grande e quattro volte più
leggera di Po Tolo e viaggia su una traiettoria maggiore nella stessa direzione.
È proprio Sorgo Femmina la sede delle anime di tutti gli esseri, viventi e futuri”.
Sirio C, una nana rossa, fu scoperta solo nel 1995. La stella orbitava intorno a Sirio A in un periodo di 6 anni e possedeva, rispetto ad essa, una luminosità assai minore, tanto che la luce emanata della stella principale nascondeva la sua.
Oltre il sistema di Sirio i Dogon avevano altre conoscenze astronomiche. Sapevano che la Terra era sferica e ruotava intorno al proprio asse e, insieme ad altri pianeti, intorno al Sole. Conoscevano anche Giove con le sue quattro lune principali e Saturno che veniva raffigurato dai sacerdoti con due cerchi concentrici.
Conoscenze che i Dogon affermavano essere state trasmesse dai Nommo, creature per metà umane e per metà pesci, esseri anfibi inviati da Sirio sulla Terra per il bene dell’umanità. Venivano considerate creature semidivine ed erano chiamate in diversi modi: i Padri dell’Acqua, i Guardiani, i Maestri.
Raggiunsero la Terra con una grande arca circolare che atterrando provocò una forte tempesta di sabbia.
Griaule venne a sapere dell’evento dalle parole del sacerdote: “Il dio dell’universo Amma aveva mandato sulla Terra il Nommo.
Il Nommo atterrò nell’arida valle della volpe. Mentre la sua arca scendeva, un’enorme nuvola di polvere si alzò dal terreno. Il Nommo era rosso come il fuoco, ma quando atterrò divenne bianco. Intanto, una stella era apparsa nel cielo, ma sparì quando il Nommo se ne andò.”
Creature simili erano presenti anche nelle tradizioni di altre civiltà: la dea Iside degli Egizi, Oannes di Babilonia, Ea di Accadia, Enki dei Sumeri.
Per i Dogon anche le conoscenze astronomiche aquisite da questi popoli provenivano dai Nommo.
Servendosi delle interessanti osservazioni di Griaule e Dieterlen, nel 1975 lo scrittore Robert Temple pubblicò il libro “The Sirius mystery” (Il Mistero di Sirio).
Visto l’ipotetico collegamento della principale cerimonia religiosa dei Dogon a Sirio A, Temple calcolò che i Dogon conoscevano Sirio B da circa 400 anni. La cerimonia infatti si svolgeva una volta ogni 50 anni (che sarebbe il periodo in cui Sirio B orbita intorno a Sirio A) e in occasione di ogni evento veniva creata una maschera cerimoniale che veniva posta in una caverna. Furono rinvenute sei maschere, oltre queste erano presenti due cumuli di polvere che avrebbero potuto essere altre due maschere.
Temple calcolò il numero dei manufatti per ogni evento religioso (50 anni) il totale che ottenne era di 400 anni, si tornava indietro di 4 secoli.
Secondo Temple i Dogon erano i discendenti di un antico popolo mediterraneo, i Garamanti che ebbero scambi commerciali e culturali con gli Egizi e gli
Assiro-Babilonesi. Grazie a questi popoli, che in un remoto passato avrebbero interagito con un’avanzata civiltà che proveniva dal sistema stellare di Sirio, i Garamanti acquisirono le loro conoscenze astro-cosmogoniche.
Sia in Egitto che in Mesopotamia, non a caso, furono ritrovate statuine e raffigurazioni (nonchè antichi testi) di esseri anfibi come la dea siriana della fertilità Atargatis, metà donna e metà pesce e Oannes l’uomo-pesce proveniente dal mare che si stabilì nei pressi di Babilonia insegnando agli uomini la scienza, le lettere e le arti.
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I cenotes

La penisola dello Yucatan 220 milioni di anni fa, era completamente coperta dalle acque che durante le ere glaciali  subirono abbassamenti di livello  a causa della formazione dei ghiacciai.
Le volte di molte caverne, non essendo più sostenute dalla presenza dell’acqua e sottoposte alle continue piogge,  crollarono formando i cenotes, termine che deriva dalla parola Maya “dzonot” ovvero “cavità con acqua”.
L’acqua piovana corrose le rocce calcaree formando sotto la superfcie del suolo grotte, canali, cunicoli e un vasto sistema di fiumi.
La pioggia filtrò nelle grotte lasciando depositi di minerali che crearono tantissime formazioni di stalattiti e stalagmiti.
Durante l’ultima era glaciale il livello delle acque scese di circa 100 metri rispetto al livello odierno. Con la fine di tale era i ghiacci si sciolsero, si allagarono le grotte e con esse ogni formazione scavata dalle numerose piogge.
L’acqua dei cenotes era dolce, fredda, limpida, continuamente trasportata dalle correnti per poi gettarsi in mare.
Per gli antichi Maya erano gli unici luoghi in mezzo alla giungla da cui poter prendere acqua potabile, nonchè luoghi sacri, per tali ragioni alcune delle loro città furono ritrovate nelle vicinanze di questi pozzi naturali.
Apprezzate anticamente queste meraviglie naturali, le cui acque cristalline hanno una temperatura di circa 26°C, continuano ad affascinare persone che da tutto il mondo le visitano e si immergono per poterne godere appieno la bellezza.

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La piramide di Kukulkan

La foto scattata da Hector Siliezar il 24 luglio del 2009 durante un viaggio in Messico con la famiglia, attirò in poco tempo l’attenzione dei media.
Siliezar scattò delle foto con un iPhone alla piramide di Kukulkan, un tempio Maya. Al terzo scatto riprese le sue bambine davanti alla piramide, ma c’era altro nell’immagine: un fascio di luce appariva sul vertice del tempio.
I turisti erano sbalorditi, la foto era riuscita a catturare qualcosa che altrimenti non avrebbero visto. Fecero vedere l’immagine ad una signora nativa indios che disse: “Eran mi antepasados, mis abuelos..”, ossia: “Erano i miei antenati i miei nonni..”.
Disse loro che non dovevano farla vedere a nessuno. Siliezar non ascoltò il consiglio e notando che fra i turisti c’era il giornalista e presentatore televisivo messicano Renè Franco decise di mostrargli la foto. Anche lui rimase colpito dallo scatto.
Quando tornò in onda il suo programma il giornalista invitò un’altro presentatore Jaime Maussan al quale raccontò della foto e gli disse che una guida turistica vedendola affermò: “Esta hay que guardarlas, di esta ne hay pocas pero si occurren” ovvero: “Bisogna conservare questa foto, di queste ve ne sono poche, però si che succede”.
In seguito la foto fu analizzata da esperti italiani e messicani risultando più che autentica. La storia fu ufficialmente riconosciuta come veritiera.
Nonostante ciò non mancò chi era convinto che il fascio di luce fosse solo la causa di un problema tecnico generato da un temporale.
Reazione diversa quella dello scienziato della Nasa Jonathan Hill secondo ciò che fu riportato dal portale scientifico Livescience.com.
Hill, il cui compito era di esaminare foto di pianeti sconosciuti, rimase colpito dallo scatto affermando che era un “immagine impressionante”.

Cancro, le cure proibite

Su questo interessante sito http://archive.org/details/CancroLeCureProibiteDocumentarioDiMassimoMazzucco 
ho trovato un video (in inglese con sottotitoli in italiano). E’ un pochino lungo ma molto esauriente sulla politica seguita dalle case farmaceutiche. I farmaci sono un aiuto quando stiamo male o così dobbiano credere? Ciò che cura davvero viene ostacolato e combattuto perchè ciò che ristabilisce la buona salute dell’organismo porta via pazienti quindi denaro alle case farmaceutiche. Ho notato ottimi prodotti naturali sparire dalle erboristerie e probabilmente altri rischieranno di fare la stessa fine perchè svolgono molto bene il loro compito senza alcuna controindicazione.

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La Porta del Tempo

Nel 1975 in Antartide una squadra di scienziati americani e britannici, che si occupavano di un progetto riguardante lo studio dei fenomeni metereologici, vissero
una singolare esperienza.
Gli scienziati videro comparire un “vortice nebbioso” al di sopra della zona in cui stavano operando. Pensarono fosse una tempesta polare, ma il vortice non si disperdeva e nonostante il vento spostasse le nuvole, rimaneva immobile.
Gli uomini cercarono di saperne di più sullo strano fenomeno e usarono uno dei loro palloni sonda alla cui estremità legarono un argano munito di una radio sonda (che avrebbe rilevato temperatura, umidità, pressione e velocità del vento) e di un cronometro scientifico per la registrazione dei tempi di lettura.
L’oggetto fu mandato all’interno del vortice. Dopo qualche minuto fu recuperato e quando gli scienziati controllarono gli strumenti si stupirono.
Il cronometro segnava la data di dieci anni prima cioè 27 gennaio 1965 e i dati rilevati dalla radio sonda non rispecchiavano le normali caratteristiche di una tromba d’aria.
Ripeterono più volte l’esperimento e il risultato fu sempre uguale. Ne furono informati i servizi segreti militari e in seguito la notizia arrivò alla Casa Bianca.
Fu ipotizzato che il vortice potesse essere un tunnel magnetico spazio-temporale che i militari dell’intelligence già conoscevano. Veniva chiamato “The time gate” ovvero “La porta del tempo”.
Nel 2001, vicino alla zona in cui era apparso il vortice, fu scoperta una costruzione artificiale che venne alla luce grazie a scavi fatti sotto il ghiaccio ad una profondità di due miglia dai militari americani. Questi cercarono di non far trapelare la notizia intimando ai media il silenzio stampa, ma non bastò e l’ Europa venne a conoscenza del ritrovamento. Un assistente di Nicole Fontaine che al tempo era presidente del Parlamento europeo disse :”Se è qualcosa che l’esercito americano ha costruito lì, allora stanno violando il Trattato Antartico internazionale, se non è così, allora è qualcosa che si trova in quel luogo da almeno 12.000 anni. Il che renderebbe la struttura la più antica della storia dell’uomo sulla terra. Al Pentagono dovrebbero ascoltare le richieste del Congresso e informarlo su qualsiasi cosa si nasconda in quel luogo.”
Il fenomeno del vortice sembrava essere strettamente collegato al ritrovamento della costruzione artificiale, non essendo un fenomeno naturale poteva essere generato da una avanzata tecnologia sconosciuta che agiva sotto la calotta glaciale. Se ciò era vero assumeva un chiaro senso l’azione dei militari per mantenere il segreto sul ritrovamento.
La “Porta del tempo” si potrebbe spiegare con la teoria del “Ponte di Einstein-Rosen”. I due scienziati supposero che esistesse una sorta di “scorciatoia” da un punto dell’universo ad un altro, e che tra di essi si poteva viaggiare più velocemente di quanto avrebbe avrebbe impiegato la luce a percorrere la distanza attraverso lo spazio normale.

La “voce” dell’acqua

Il giapponese Masaru Emoto (dottorato in medicina alternativa presso l’Open International University nel 1992) iniziò le sue interessanti ricerche sull’acqua nel 1984, dopo aver conosciuto il biochimico statunitense Lee H. Lorenzen, inventore della “microcluster water”, un’acqua che aveva effetti terapeutici. Lorenzen era in possesso di un apparecchio chiamato MRA (Magnetic Resonance Analyzer) che riusciva a misurare l’energia Hado.
La parola giapponese Hado significa “cresta dell’onda” e sta ad indicare una sottile vibrazione energetica che è all’origine della creazione.
Emoto fondò nel 1986 l’IHM (International Hado Membership) un’organizzazione formata da persone che desideravano conoscere e utilizzare le tecnologie Hado per realizzare la pace nel mondo.
In seguito a una serie di studi  Emoto capì che tale energia riusciva a influenzare e modificare l’acqua.
Prese dei campioni di diversi tipi di acqua e li congelò, dopodiché li esaminò al microscopio e fotografò i cristalli che si erano formati.
L’acqua di laghi e fiumi presentava cristalli perfetti, mentre in quella delle città, con un alto grado di inquinamento, i cristalli perdevano totalmente la loro armonica bellezza.
In seguito a una serie di prove notò che i cristalli d’acqua cambiavano a seconda delle vibrazioni positive o negative a cui il liquido era sottoposto, le prime procuravano al cristallo un’immagine armoniosa, le seconde invece lo trasformavano in una struttura disarmonica e informe.  Era evidente che l’acqua riusciva a registrare le vibrazioni di energia che riceveva.
Emoto sottopose dell’acqua distillata a diversi brani musicali per studiarne la reazione. Dopo averla congelata, la fotografò. I cristalli si erano modificati registrando informazioni in base alla musica ascoltata.

Emoto usava acqua distillata ogni qualvolta aveva bisogno di capire come si comportava il liquido sottoposto a diversi tipi di test, visto che questo tipo di acqua congelata formava cristalli dalla semplice forma esagonale che stava ad indicare che il liquido non aveva registrato nessuna informazione.
Dopo la musica Emoto sottopose l’acqua a parole scritte. Usando parole come “voglio ucciderti” o belle come “grazie” si davano nuove informazioni all’acqua che come sempre, reagiva di conseguenza.

Andando avanti con i suoi studi Emoto volle sperimentare se l’acqua riusciva a ricevere informazioni a distanza. Pose un piccolo recipiente con acqua potabile
(che congelata non riusciva a formare cristalli regolari) sulla sua scrivania. Chiese a circa 500 persone fra conoscenti e amici di  mandare energia vitale all’acqua in un determinato giorno e orario.
Il risultato fu che l’acqua cambiò e i suoi cristalli divennero regolari e armoniosi.
Furono fatti altri esperimenti ponendo campioni di acqua sopra delle immagini che ritraevano delfini, sole, terra. I cristalli ottenuti con i delfini
erano belli e regolari, mentre quelli ottenuti da terra e sole non solo apparivano belli ma erano più ricchi di elementi geometrici. Emoto notò che i cristalli che si formavano sopra le immagini erano uguali a quelli che si producevano appoggiando i campioni di acqua sulle parole scritte “delfini, “terra”, “sole”.
L’effetto dell’immagine sull’acqua era uguale a quello della parola scritta, trasmetteva le stesse informazioni al liquido.
Andando avanti con i suoi studi, Emoto si convinse che la formula di Albert Einstein sull’ energia (E=MC²) significava che questa era uguale al numero di persone per il quadrato della loro consapevolezza.
Il 25 luglio del 1999 riuscì a riunire 350 persone sulle sponde del lago più grande del Giappone, il lago Biwa in cui ogni anno apparivano alghe maleodoranti. Le persone riunite pregarono invocando la pace nel mondo. Dopo un mese dalla riunione le alghe non infestarono il lago, così fu fino a gennaio del 2000.
L’acqua prelevata prima delle preghiere non formava cristalli ma quella esaminata dopo le preghiere produsse bellissimi cristalli.
Questa esperienza spinse Emoto ad affermare:”Se, anziché 300 persone, fossimo stati in 30.000 o 300.000 avremmo potuto inviare ancora più amore e gratitudine all’acqua e forse la guarigione del lago Biwa sarebbe stata duratura!”.
Gli studi di Emoto misero in risalto la capacità dell’acqua di essere influenzata dall’energia che aveva intorno, sia fatta di pensieri, immagini o parole.  Scrisse libri che divennero presto famosi come La Scienza dell’Invisibile, Il Miracolo dell’Acqua, L’acqua che Guarisce. Nel 2003 creò un’organizzazione mondiale non-profit che chiamò “Acqua internazionale per la vita” alla quale dedica la sua ricerca sull’acqua finalizzata alla pace nel mondo.
Il corpo umano è composto per la maggior parte di acqua quindi reagirà in un certo modo, positivo o meno, verso parole o pensieri di odio o di amore.
La Terra ha circa la stessa percentuale di acqua del corpo umano, è coperta per il 70% della superficie di acqua.
Se riuscissimo a vivere in pace ed armonia fra di noi e con il nostro bel pianeta acquisteremmo una grande ricchezza.

Orbs a casa mia

Un paio di anni fa (sotto Carnevale io e mia madre facevamo la prova per la realizzazione di una maschera :-)) mia madre mi fece una foto in camera mia, senza flash e con la sola luce della stufa che illuminava la stanza, per questo la foto venne piuttosto scura…tranne un punto dove una luce sferica appariva vicino alla mia mano.

Quando guardai la foto pensai ad uno strano effetto di luce, però certo era singolare.. nessuna luce o superficie riflettente aveva colpito l’obiettivo.
La feci sviluppare e la misi da parte. Circa quattro mesi fa girovagando in rete vidi immagini con sfere luminose molto simili alla mia.. venivano chiamati Orbs (Orbital Reduction Ball Shine ovvero “sfera luminosa ad orbitale ridotto”).
Lessi le cose più disparate sulla loro natura, da malfunzionamenti delle macchinette, a sfere di energia che si trovavano nei pressi dei Crop Circles (cerchi nel grano), fino alle spiegazioni più razionali, granelli di polvere, pioggia o neve che colpiti dal flash potevano causare sulla foto delle sfere luminose.
Volli provare ad alzare un po di polvere davanti all’obiettivo e fare la foto sia con il flash che senza, con la stessa macchinetta digitale, stessa stufa in camera, stessa posizione di mia madre (che aveva la stufa alle spalle), ma quando guardai le immagini..non c’erano sfere di luce.
Lessi molti articoli, ma nessuno sembrava fare chiarezza, finchè non giunsi qui: http://www.segnidalcielo.it/bolle_di_luce_Egitto

Letto l’articolo, mi soffermai sulla frase “In effetti riuscirono a farli comparire di nuovo, ma per quanto assurdo possa sembrare, solo se loro lo chiedevano, le apparizioni diventavano visibili alla macchina fotografica.”
Pensai che avevo riprovato a fare le foto in camera senza aver chiesto che le sfere si potessero ripresentare, perchè non tentare allora..chiesi, pensai alle sfere per un paio di minuti, mia madre si era incuriosita, la feci partecipare all’esperimento e le dissi di mettersi davanti all’obiettivo. Scattai senza flash e li per li vidi solo una foto scura, provai ad ingrandirla… vidi dei punti luminosi di un azzurro scuro, rimasi stupita.

Riporto l’articolo (cercando di riassumerlo un po) dal link sopra nominato, ma non sono d’accordo con il professor Miceal Ledwith che afferma che gli Orbs possono
essere ripresi solo con il flash, visto che io non l’ho usato.

Un giorno il Professore Klaus Heinemann (un ricercatore della NASA, l’agenzia spaziale americana) sfogliando una raccolta di foto scattate da sua moglie ad un raduno di guaritori spirituali, notò che molte di esse contenevano lo stesso pallido, ma chiaramente definito, cerchietto di luce, come una luna in miniatura, sospesa sopra alcuni dei soggetti ripresi. Pensò razionalmente che fossero difetti delle immagini.
Disse: “Ho pensato che i cerchietti fossero causati da polvere, particelle sospese nell’aria, anomalie del flash, gocce di vapor d’acqua e così via. Poi mi sono talmente incuriosito, che sono ritornato nella stanza dove le foto sono state scattate, nella speranza di trovare una spiegazione logica, come uno specchio sullo sfondo, ma non trovai nulla”. Nè poté trovare alcun difetto nella macchina fotografica di sua moglie e, da scienziato con un’esperienza considerevole nelle sofisticate tecniche microscopiche d’esame della materia, fino a livelli di risoluzione atomica, sicuramente i metodi con cui controllò la macchina furono molto rigidi e accurati.
Cercò di scoprire che cos’altro avrebbe potuto causare i misteriosi cerchietti.
Lui e sua moglie cominciarono a scattare centinaia di foto digitali, per vedere se fosse possibile ricreare le sfere luminose. In effetti riuscirono a farle comparire di nuovo, ma per quanto assurdo possa sembrare, solo se loro chiedevano, le apparizioni diventavano visibili alla macchina fotografica.
Scoprirono anche che questo metodo funzionava particolarmente bene quando si fotografano raduni spirituali.
Heinemann condusse dozzine di esperimenti usando due macchine fotografiche poste su treppiedi, sotto condizioni controllate. In uno dei suoi primi tentativi scoprì che gli Orbs possono muoversi molto velocemente, fino a 800 Km/h o anche più. Osservò che, scattando due foto contemporaneamente con due macchine fotografiche che inquadravano lo stesso oggetto (da due angolazioni diverse) l’Orb appariva solo in una delle due immagini riprese simultaneamente,come se in qualche modo, avesse scelto su quale macchina fotografica apparire. Alla fine dei tanti esperimenti Heinemann concluse che stava indagando su una forma di intelligenza paranormale: “Ritengo senza alcun dubbio, che i globuli di luce siano uno dei più significativi fenomeni al di fuori di questa realtà che l’umanità abbia mai visto. Finora, c’è stata un’ enorme casistica aneddotica sul fatto che il mondo dello spirito esiste, ma ora ritengo che non c’è più nulla di aneddotico. Grazie alla tecnologia digitale, possiamo vederlo per la prima volta, dato che stiamo confrontandoci con un fenomeno non fisico, benché reale.”
Nonostante dei colleghi di Heinemann criticarono il suo operato, altri scienziati rispettabili rifiutarono di rigettare l’ipotesi che gli Orbs potevano offrire un’affascinante occhiata sull’ignoto. La prima conferenza mondiale sugli Orbs fu a Sedona,in Arizona, dove molti scienziati si dichiararono convinti che si trattava d’un fenomeno paranormale genuino.
Durante la conferenza, William Tiller, un fisico teorico che da ben 35 anni indagava su coscienza e materia all’ Università di Stanford in California, disse che ciò che noi vediamo coi nostri occhi fisici comprende meno del dieci per cento dell’universo noto, perché la visione umana opera solo in una limitata regione dello spettro elettromagnetico.
Miceal Ledwith, un professore di Teologia che per dieci anni era stato Presidente del Maynooth College alla National University of Ireland, affermò: “Per me non c’è dubbio che il fenomeno degli Orbs è vero e merita di esser preso in seria considerazione. Non esistono solo poche foto di Orbs, che possono essere facilmente alterate, ma centinaia di migliaia, in tutto il mondo. Essi si presentano in tutte le taglie, variando da alcuni millimetri a molti centimetri, a volte appaiono unici ed a volte a centinaia, in colori varianti dal bianco azzurro, al verde, rosa e dorato. Nel tempo ho capito che il lampo del flash è essenziale per catturarli, persino alla luce del giorno. Credo che questo dipenda dal fatto che gli Orbs siano visibili grazie ad un fenomeno noto in fisica come fluorescenza.
Il flash della macchina fotografica causa un processo di fluorescenza rendendo visibili gli Orbs.”
Ledwith, che fu anche membro della Commissione Internazionale Teologica presso il Vaticano, aveva una raccolta di più di 100.000 foto di Orbs.
Anche se incerto sulla vera natura degli Orbs, non aveva dubbi che fossero apparizioni paranormali: “Credo che possono essere molte cose, come spiriti dei trapassati o, come alcuni Maestri spirituali affermano, spiriti in attesa di nascere in un corpo fisico, oppure rappresentare veicoli di altre intelligenze come spiriti della natura o esseri fatti di pura energia che non si sono mai incarnati in un corpo fisico. Ci sono centinaia di diversi tipi di Orbs.”
Molti scienziati credono che gli Orbs siano sfere d’energia simile al plasma, un’energia che può essere studiata con i normali strumenti di rilevazione, anche se sembra in possesso d’un certo grado di controllo sulla sua forma e sul suo aspetto.
Secondo Ledwith era più facile riprendere gli Orbs in luoghi dove era presente un’intensa energia come ad esempio durante raduni spirituali in cui apparivano accanto ai guaritori come se fossero degli assistenti.
Anna Donaldson una fotografa libera professionista, ebbe l’incarico di scattare foto di Keith Watson, un medium che stava aiutando le autorità ad indagare sulla scomparsa di Sara Payne, una bimba rapita mentre giocava nel giardino dei nonni, nel Sussex.
La ricerca iniziò dalla zona in cui Sara era stata vista per l’ultima volta, perché il medium aveva suggerito che lì sentiva qualcosa.
Quando Donaldson sviluppò le foto fatte si accorse di un globo luminoso in una delle immagini. Affermò: “Io non ho mai creduto a questa roba paranormale però non ho riscontrato alcun difetto nella macchina fotografica, perchè ciò avrebbe causato immagini anomale in tutte le foto e non solo in alcune”.
Controllò di nuovo i negativi e analizzò le immagini per trovare eventuali difetti tecnici, ma non ce n’erano, non c’era nessuna spiegazione logica. Un ricercatore del paranormale le suggerì che le foto potevano catturare l’aura delle persone e che il colore tendente al blu rilevava la presenza di uno spirito molto giovane.
Donaldson andò in Grecia per fotografare un luogo in cui un altro bambino era scomparso. Con suo enorme stupore, le fotografie evidenziarono nuovamente la presenza di un globo blu. Ancora non del tutto convinta il giorno dopo fece altre foto in cui apparirono due globi di colore arancione. In seguito a tali esperienze disse: “Ora so che avevo scattato foto di Orbs con tre macchine fotografiche diverse, in due paesi diversi, in tre giorni diversi: non c’è semplicemente nessuna possibilità che si tratti di un fatto casuale o d’un difetto tecnico. Ancora non so che cosa pensare, ma suppongo che una macchina fotografica in grado di riprendere un’immagine a una velocita’ di
1/ 2.000 di secondo, è in grado di scoprire cose impossibili a vedersi ad occhio nudo.”
Terri Caldwell, un guaritore di Belbroughton, nel Worcestershire, convinto che gli Orbs fossero la manifestazione di spiriti umani affermò: “Per me, gli Orbs sono spiriti che semplicemente vanno in giro ad espletare le loro normali attività. Io credo che tutti noi siamo spiriti che hanno un’esperienza fisica, e quando moriamo la nostra energia ,che si porta dietro tutte le informazioni su di noi, continua ad esistere.”
Non tutti gli studiosi però ne erano convinti. Gary Schwartz, un professore di psichiatria all’università dell’Arizona, condusse esperimenti sugli Orbs con l’aiuto di esperti in fisica ottica. Rimase scettico sulla natura spirituale delle sfere luminose e al congresso affermò: “Ritengo che la stragrande maggioranza dei casi di cosiddetti Orbs è prontamente attribuita a fenomeni paranormali quando, in effetti, riflessi dispersi in ambienti incontrollati spesso producono immagini similari.”
Il pensiero di Schwartz non scoraggiò gli studiosi che credevano fermamente alla natura paranormale degli Orbs.
Heinemann disse: “Gli Orbs fanno parte della realtà quotidiana, nè più ne meno di noi. Il loro mondo può essere tanto vero quanto il nostro, ma esiste su frequenze più elevate. Quando cambiamo canale sulla TV non facciamo altro che commutarci su una frequenza diversa che contiene informazioni diverse. E’ illogico pensare che ciò che non possiamo vedere non sia vero, solo perché l’occhio umano può ricevere una parte molto ristretta dello spettro luminoso. Molti animali possono vedere in zone spettrali precluse ai nostri occhi. La ricerca sugli Orbs è solo agli inizi, ma le fotografie di queste emanazioni dello spirito ormai offrono un’evidenza, mai come ora vicina alla prova scientifica, dell’esistenza di una realtà spirituale.”

Sembra proprio che intorno a noi si estenda un bellissimo e invisibile mondo pieno di vita che sfugge ai nostri occhi.
Non importa che ci si creda oppure no, l’importante è che esista.

I benefici effetti del sorriso

 

 
Fin dal passato si pensava che il buon umore apportasse benefici alla salute dell’individuo.
Nel XVII secolo, Thomas Sydenham, uno dei maggiori esponenti della medicina inglese affermava che “L’arrivo di un buon clown esercita, sulla salute di una città, un’influenza benefica superiore a quella di venti asini carichi di medicinali”.
Sigmund Freud neurologo e psicoanalista austriaco del XIX secolo, si interessò ai motti di spirito studiandone gli aspetti più profondi e le loro reazioni sulla psiche. In seguito ai suoi studi scrisse il saggio “Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio” pubblicato nel 1905.
A partire dagli anni 60 negli Stati Uniti iniziarono i primi studi sulle virtù terapeutiche della risata. Il caso più eclatante ci fu negli anni ’80.
Il giornalista scientifico Norman Cousin si ammalò di spondilite anchilosante (una grave malattia che provoca dolore alla colonna vertebrale, colpisce  articolazioni, ossa, muscoli e tendini e se non curata adeguatamente porta alla paralisi).
Cousin decise di curarsi con una terapia inusuale: umorismo e vitamina C.
Ogni giorno vedeva film comici per 3-4 ore.
Contrariamente a ogni previsione riuscì a guarire completamente.
Dopo poco tempo nacque la gelotologia (Cousin può esserne considerato il precursore), la disciplina che studia il fenomeno del riso e le sue potenzialità terapeutiche.
Giungendo ai giorni nostri uno dei grandi sostenitori dei benefici effetti del buon umore è Hunter “Patch” Adams un medico statunitense e attivista sociale nato il 28 maggio 1945 a Washington. Nel 1971 fondò il Gesundheit Institute che sorse grazie all’aiuto di un gruppo di amici, insieme riuscirono a trasformare una casa in un ospedale in cui si offriva assitenza gratuita ai malati. In 12 anni furono assistiti e curati circa 15000 pazienti.
Nel 2007, Patch Adams e il Consiglio Gesundheit hanno presentato una campagna per la costruzione di un nuova clinica senza scopo di lucro nel West Virginia che offrirà assistenza sanitaria umana e buon umore ai pazienti, lo humour infatti, secondo Adams è fondamentale per la guarigione fisica e mentale dei malati.
Il medico viaggia in tutto il mondo per divulgare la conoscenza sul potere terapeutico del sorriso.
Per lui “La medicina è uno scambio d’amore, non un business.”

Effetti della risata:

-Rilassa il corpo e riduce lo stress fisico, riesce ad abbassare la percezione del dolore poichè quando si ride vengono liberate beta-endorfine e catecolamine che hanno un effetto calmante sulla zona sofferente.

-Riesce ad aumentare gli anticorpi nel sangue, di conseguenza si rinforza il sistema immunitario che protegge la salute dell’organismo.

-Aumenta la capacità polmonare e quella del sangue di trasportare ossigeno, risulta quindi benefica per il sistema respiratorio ma anche per quello cardiocircolatorio, migliorando l’ossigenazione e la circolazione del sangue abbassa la pressione e aumenta la frequenza cardiaca.

-E’ un buon allenamento per il cuore, ma anche per i muscoli facciali e addominali che muovendosi massaggiano organi interni come intestino, stomaco e fegato migliorandone le funzioni.

-Migliora l’umore e riduce lo stress. Rilassa il corpo abbassando il livello di cortisolo nel sangue. Il cortisolo viene chiamato “ormone dello stress” perché la sua produzione aumenta in seguito a forte stress psico-fisico.

-Aumenta il numero delle cellule T e delle natural killer che aiutano i malati di cancro poichè svolgono l’importante funzione di eliminare le cellule tumorali.

 

Una risata non costa nulla ed è sempre disponibile.

 

Presentazione del film “Mrs. Doubtfire” il cui protagonista principale è il bravissimo Robin Williams.

La protesta di Salvatore Barbera

Greenpeace, l’associazione internazionale che si occupa di difesa dell’ambiente, ha visto il suo responsabile della campagna Energia e Clima,
Salvatore Barbera, costretto ad allontanarsi da Roma per l’azione di protesta portata avanti lo scorso 6 dicembre davanti a Palazzo Chigi.
Una protesta pacifica in cui si chiedeva al Governo di impegnarsi contro i cambiamenti climatici. Barbera è stato bandito da Roma con un foglio di via
obbligatorio con divieto di ritorno nella capitale per due anni.
Simili notizie evidenziano quanto sia facile per il Governo calpestare i diritti dei cittadini, trattare come criminali ambientalisti che difendono un bene a
cui dovrebbe tenere tutta l’umanità.

Per chi volesse sostenere Greenpeace per l’insensato provvedimento preso contro Barbera: http://www.banditidelclima.org/