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Nuove scoperte in Egitto

L’egittologa americana Sarah Parcak, dell’Università dell’Alabama di Birmingham, porta avanti da tempo un progetto che sfrutta la tecnologia satellitare per studiare il terreno e le sue zone di maggiore o minore densità, ciò è possibile grazie all’ausilio di raggi infrarossi di cui sono muniti i satelliti.
In Egitto tale metodo si è verificato molto efficace dato che in passato le strutture erano costituite da mattoni di fango fatti asciugare al sole.
I primi ritrovamenti che hanno dato conferma della validità del metodo della Parcak provengono dagli scavi di Saqqara e Tanis.

Grazie a questa potente tecnologia sono state rilevate finora diciassette piramidi, circa mille tombe e tremilacento insediamenti antichi. Secondo l’egittologa i ritrovamenti sono solo quelli più esposti alla superficie, in realtà ce ne sono migliaia che il Nilo col passare del tempo avrebbe ricoperto con i suoi detriti.